Gorgia

Se Protagora ha messo in crisi il rapporto tra realtà e linguaggio, Gorgia lo distrugge completamente. Gorgia si pone polemicamente contro il pensiero di Parmenide, confutandone l'identità tra realtà, pensiero e parola alla base della filosofia eleatica. Si parte da un'identità: il non essere è il non essere. E fin qui non ci piove. Ma se il non essere è non essere, vuol dire che "è" qualcosa. Quindi il non essere è. E negando il contrario, l'essere non è.

"anche se fosse conoscibile, sarebbe incomunicabile". Queste tre proposizioni negative riassumono il nichilismo di Gorgia, ancora più radicale del relativismo di Protagora: non c'è modo di verificare oggettivamente se un discorso è vero (perché la parola non è in grado né di esprimere il pensiero, né di descrivere la realtà), ma l'importante è che sembri vero, affinché susciti "credenza" nei confronti del pubblico. 

Con Gorgia la filosofia è ridotta a eristica, all'arte di sopraffare l'interlocutore;

saranno Socrate e Platone a ricostituire la relazione tra realtà, pensiero e parola e a reintrodurre una verità oggettiva.



 


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